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Dienstag, 15. Mai 2012

Lettera aperta - Macao - Pisapia & Co. von Barbara Fragogna

Macao Milano



Here is the letter of the tacheles curatrice to the major of milano because of the "end" of macao. English version below the italian text.

Lettera aperta - Macao - Pisapia & Co. von Barbara Fragogna, Dienstag, 15. Mai 2012 um 14:37

· Berlino, 15 maggio 2012

Gentile Sindaco Pisapia e non meno gentili governanti, a chi di dovere,

nell’Essere Umano la “capacità” di sopportazione è inversamente proporzionale al peso dell’offesa subita.
«Mi piacerebbe partecipassero, e li invito, a un bando pubblico e che vinca il migliore», ha detto Pisapia.” (Corriere/Milano, 14 maggio 2012)

Questa affermazione, tra le altre, dimostra la totale mancanza del senso della realtà del sindaco di Milano. Chiunque abbia o abbia avuto a che fare con l’amministrazione della cultura italiana conosce perfettamente le regole per cui la probabilità, le cause, i legami d’amicizia se non di parentela, l’appartenenza a questa o a quella fazione, l’incontro in chat o l’ammiccamento su twitter dettino le leggi dell’assegnazione, solitamente a breve termine per i bene accompagnati, solitamente a molto lungo termine per chi non accompagnato ma con abbastanza costanza da perseguitare la causa, dei pochi (ma in realtà molti) fantomatici spazi “pubblici”.

Non nascondiamoci più dietro a questi inutili e alquanto trasparenti veli d’ipocrisia, non abbiamo più voglia di essere presi per i fondelli. E siamo in tanti.

La richiesta (per giunta molto formale a mio modo di vedere), inoltrata per mezzo dell’AZIONE di Macao, di reclamare spazi per la cultura quando gli spazi attuali destinati alla cultura stessa sono esigui se non del tutto assenti, non doveva essere liquidata in così breve tempo senza alcun diritto di appello, senza nessuna tavola rotonda, senza la minima possibiltà di mediazione. Non siamo di fronte a dei bambini capricciosi che sbattono i piedi per il terzo lecca-lecca di fila. Siamo di fronte a donne e uomini che non sopportano più il peso dell’ignoranza, della pochezza mentale, dell’autoreferenzialità dei propri governanti (voi direte eletti a furor di popolo, noi risponderemmo con un: “Si, grazie per l’alternativa.”).

Mi chiedo seriamente come pensate di arginare questo ormai costante riflusso cerebrale con la repressione. Siamo sempre più coscienti del triste fatto che “la storia non insegna” a voi nulla, noi invece impariamo. Siamo spugne, abbiamo appreso abbastanza e siamo più che pronti ad agire o, come vedete, agiamo già e …continueremo.

Sembra sempre più chiaro che viviate in un mondo virtuale, lontano dalla realtà, scostante rispetto ai problemi della massa e dei singoli. Nelle alte sfere, da cui ammiccate sorseggiando i vostri aperitivi coi tacchi alti, non vi rendete più conto che le vostre fondamenta si poggiano precariamente sulle schiene di milioni di uomini e donne desiderosi ora più che mai di scalzarvi?

Moltissimi tra i vostri malamati cittadini, che trattate senza la benché minima considerazione, hanno i nervi a fior di pelle, anzi, forse si stanno già scaldando le mani.

Credete voi, facoltosi e non meno boriosi vassalli del potere, che non esista un limite alla tensione? Che i nostri bistrattati cervelli risciacquati ormai da anni nelle vostre candeggine mediatiche, non reagiscano più con nessuna risposta allo stimolo del pungolo, che non si contorcano in conati annusando i miasmi provocati dalle vostre fogne ventilate palesemente a cielo aperto?

L’inabilità alla lungimiranza potrebbe compromettere seriamente le vostre poltrone e i vostri inopportunamente piazzati colletti bianchi. Che queste suonino come delle minacce non è un dubbio. Sono delle minacce. Sono dei chiari avvertimenti. Sono dei moniti.

E’ chiaro che la rivoluzione intellettuale sia già cominciata, volete veramente rischiare di subire un altro tipo di rivoluzione prima di smettere di ostentare come fosse un bene menefreghista questa vostra tirannia mascherata di democrazia?

Non siamo degli idioti. Siamo molto ben educati.

Conosciamo la storia, reclamiamo i nostri diritti, non concepiamo l’assurdo.
Vogliamo vivere in pace, vogliamo essere liberi di proclamare la nostra indipendenza creativa, intellettuale e civile!

Non ci sediamo più nei salotti per declamare i nostri assunti a poche orecchie condiscendenti, scendiamo in piazza, occupiamo palazzi, urliamo il nostro nome, parliamo chiaro e si, sappiamo essere divulgativi, conosciamo la psicologia,

SIAMO MOLTO BEN EDUCATI.

Cordialmente,

Barbara Fragogna
Curatrice, Kunsthaus Tacheles Berlino

ENGLISH VERSION:
Berlin, 15th May 2012

Dear Mayor Pisapia, and not less kind governors, to whom it may concern,

in the Human Nature the “ability” of endurance is inversely proportional to the burden of the offence that is suffered.

Pisapia stated: “I would like them (Macao) to apply to a public call to get a space, and I invite them to do so, and let the best of the applicants be the winner” (Corriere/Milan, 14th May 2012)

This statement shows, among other things, Milan’s Mayor complete detachment from reality. Every person that has dealt with the administration of Italian culture’s system perfectly knows the rules according to which the probabilities and the causes of the allocation of public spaces are decided. Friends connections, if not even family’s ones, the belonging to this or that faction, chat encounters or even the virtual winking on Twitter dictate how the few – which in reality are a lot – mysterious “public” spaces are assigned, in the short term to the well-connected ones, and in the very long term to those who are not, but still they are motivated enough to keep on trying to succeed.

Let’s stop hiding ourselves behind these pointless and rather transparent veils of hypocrisy, we all have had enough, we are sick and tired. And there’s many of us.

The ACTION of Macao i.e. a claim (by the way very formal from my point of view) for spaces for culture in a situation where they are very few, if not inexistent at all, should have not be roughly tackled in such a short time and without any right of appeal, any roundtable discussion, without any possibility of mediation. We are not dealing with fickle children screaming for another lolly pop. We are facing women and men who can’t stand anymore the burden of ignorance and mental dullness of our governors (now you could say that you were unanimously elected by citizens, and we would answer “yes, and thanks for the alternative”.)

I really ask myself how can you really think to manage these expressions of revolt with repression. We are more and aware of the fact that history does not teach anything to you, we learn, on the contrary. We are sponges, we learnt enough and we are more than ready to act, or, as you can see, we are already acting….and we will keep on it.

It is at the same time blatantly clear that you have a virtual and detached approach to reality, to the problems affecting society as a whole and single individuals. While you sip your high heels and white collars aperitivos in the higher spheres of society you don’t realize that you’re shakily standing on the backs of millions of women and men who are eager to undermine your outrageous behaviors, do you?

You don’t realize that many of your neglected citizens, whom you treat without the least consideration, are about to lose their nerve, and maybe they are already rubbing their hands together, do you?

Well-off and pretentious vassals of power, do you really believe that a limit to tension is not there to be found? That our brains, which were soaked for so long in the bleaches of your media, are not able anymore to react to your tedious stimuli?

Your inability to be farseeing could seriously put at stake the existence of your inappropriately conceived positions and titles.

If you are thinking that these sound like threats, I can tell you that they are for sure. They are clear and sound warnings. They are admonitions.

It is evident that the intellectual revolution has already started, do you really want another kind of revolution to be started before you get rid of the tyrannous attitude that you like to dress up as democracy?

We are not idiots. We are pretty well educated. We know history, we claim for our rights, we do not accept the absurd. We want to leave in peace, we want to be free to assert our creative, intellectual and civil independence!

We do not sit anymore in salons to sustain our argumentations to few patronizing listeners. We go in the streets, we occupy buildings, we shout our names, we talk straightforward and yes, we know how to be popular, we know psychology, WE ARE VERY WELL EDUCATED.

Best Regards

Barbara Fragogna,
Curator, Kunsthaus Tacheles Berlin